fredag 19. april 2013

Quarto giorno. La piccola talpa e il sole.

Poi, dopo non averla vista per un po', all'improvviso mi sono accorta che era di nuovo lì.

Come se nulla fosse mi guardava da uno scaffale, tra un barattolo di pelati ed uno di fagioli. Mi guardava come se tutto il tempo non fosse passato, come se un anno fa fosse solo ieri. In fondo per lei le giornate passano in maniera differente, al punto che mi ritrovo a chiedermi se non fosse a conoscenza di una porta dimensionale, che la fa viaggiare in un mondo dove il tempo scorre a modo suo. La piccola talpa in fondo vive nel suo mondo privato, dove ciò che ha importanza sono solo le piccole cose, il cibo, l'acqua, un posto al caldo e delle unghie forti e resistenti, che le permettano di scavare in profondità.

Passa il suo tempo a scavare, ed il suo tempo libero al sole. Perchè non è affatto vero che alle talpe non piace stare al sole, almeno non a quella che conosco io. Non lo ammetterebbe mai, che le piace però, che figura ci farebbe. Quando per sbaglio la vedo accanto alla vetrina, dove in certe ore del giorno, in certi giorni dell'anno spunta un raggio di sole, se per caso se ne accorge fa finta di esserci capitata per sbaglio. Come se non le piacesse affatto si alza sulle zampette corte, sbadiglia, si stiracchia per un attimo e poi torna a nascondersi sotto agli scaffali, e sento le unghie graffiare ad ogni passo, perchè non sono retrattili come quelle dei gatti, ed il loro stridere sulla superficie lucida infastidisce anche me. penso però che lei ne sia ancora più infastidita, dato che fa una smorfia. Forse la verità è che non le piace essere interotta mentre si riscalda al sole, e che un po' se ne vergogna. Il suo stare al sole è una cosa privata, e nessuno le ha insegnato che non c'è assolutamente nulla di cui vergognarsi. Non c'è nulla di cui vergognarsi nel ritagliarsi una parentesi di relax tra uno scavo e l'altro. Non c'è nulla di cui vergognarsi, nell'amare qualcosa anche se nessun altro ama la stessa cosa. Essere soli nel coltivare una passione non significa essere dei perdenti. Semmai è vero il contrario, seguire una moda che altre centinaia di migliaia di persone seguono, sono perchè si è simili alle pecore, questo è essere dei perdenti. Si è persa la propria identità, in cambio di un sentimento di accettazione etereo e volubile. Sepre meglio essere se stessi, piccola talpa, e prima o poi tutti si accorgeranno della tua unicità, del tuo valore.

La piccola talpa però, preferirebbe nessuno si accorgesse della propria unicità. Forse per un frainteso sentimento di umiltà, lei non vuole attirare l'attenzione. Le piace stare al sole, ma detesta essere vista mentre lo fa. Detesta essere addtata come una talpa diversa dalle altre, anche se a conti fatti, lo è. Sii fiera di te, piccola talpa. Io lo sono. Anche se sparisci per mesi e mi lasci a chiedermi come stai, dove sei, se lì dove ti trovi ci sono le ciambelle che ti piacciono tanto. Altrimenti te ne porterei io, di ciambelle. Però adesso sei tornata, e so che quando ti fai vedere rimarrai qui per un po'. Anche se oggi ci sono un sacco di nuvolacce grigie, e soffia un vento ghiacciato, come se fosse di nuovo inverno. Invece è primavera, e noi due lo sappiamo che a breve potremo di nuovo sedere all'aperto e crogiolarci al sole.

La guardo sparire sotto gli scaffali, e sento il graffiare delle sue unghie sul pavimento lucido. 

Bentornata!

mandag 6. februar 2012

Terzo giorno. L'assenza.

Le sere erano ancora lunghe, e le giornate brevi.

Alle volte, all'improvviso, mi prendeva la paura. La piccola talpa non si faceva vedere da settimane, ma le ciambelle che le lasciavo sullo scaffale sparivano ogni volta. Doveva essere da qualche parte.





A volte le giornate erano piene di sole. Altre volte nevicava in silenzio. I clienti uscivano col sole, ma se arrivava la tormenta potevano anche trascorrere delle ore, tra l'uno e l'altro. Per fortuna la vecchietta che abitava dall'altra parte della strada aveva sempre bisogno di qualcosa. Almeno una faccia conosciuta con cui scambiare un paio di parole. Mi raccontava del marito, che non si riusciva più a muovere da casa, mi spiegava che alle volte non aveva voglia di farsi le sigarette da sola, ed allora se ne comprava un pacchetto. Quelle light, ma senza il mentolo. Chissà perchè alcuni preferiscono le sigarette al mentolo. In fondo si fuma proprio per il sapore del tabacco, quell'aroma dolciastro, un misto tra atmosfere jazz di dopoguerra ed odore di bruciato. Si fuma anche per scaricare la tensione data dal bisogno di fumare, e poi si fuma perchè ci si sente più belli. Ma la vecchietta non voleva certo sentirsi più bella, in fondo fumava solo a casa sua, davanti al marito che non si alzava dal letto. Magari le piaceva il sapore. la piccola talpa mi avrebbe chiesto se avevo mai fumato, ed io avrei risposto che avevo portato delle sigarette alle labbra, ma solo per sentirmi più bella. In fondo, in tutta la mia vita ne avevo accese una decina, forse. E un paio di sigari. A capodanno. Mentre tutti se ne stanno a sparare fuochi d'artificio, o a guardare i fuochi d'artificio. Mentre tutti si abbracciano, e si sorridono, a me piace sparire. E allora prendo il mio whisky di capodanno ed il mio sigaro di capodanno, e sparisco.

Iniziai da piccola. riuscivo appena a camminare, e sparii con la bottiglia di spumante aperta in mano. Quando tutti avevano finito di festeggiare iniziarono a chiedersi dove fossi, e mi videro sul divano, io e la bottiglia di spumante mezza vuota.

A questo punto la piccola talpa mi avrebbe chiesto cosa sia a farmi venir voglia di sparire e farmi del male. Ed io non avrei trovato nulla di meglio da rispondere che: non lo so. Non lo so perchè mi piace farmi del male. Perchè a volte faccio del male agli altri. Perchè poi, quando sono gli altri a fare del male a me, non riesco a perdonarli. Mai.

Anche se chiedono scusa, anche se davvero si sentono in colpa.

Non è che mi sento forte per questo, piccola talpa. Lo so che sono sbagliata, ma come si fa a cambiare? Mica basta imporselo. e poi come imporsi di cambiare, se poi cambiando si finisce per fare del male anche a se stessi? Non è facile sta cosa, cara la mia piccola talpa. Beata te, che te ne stai da sola sotto terra, a volte vorrei anche io starmene da sola.

Mi accorgo che gli altri risucchiano le mie energie, ed a volte mi sento così vuota che ho paura di caderci dentro, a quel vuoto. In fondo la piccola talpa lo sa, e per questo mi lascia sola. Vuole che io ne risparmi un po', di quella energia, e la dedichi a me stessa. Ho voglia di vacanza. Di sparire da tutto e tutti per un po', di respirare il silenzio assoluto della mia anima. Ma non ho tempo, piccola mia talpa. Non ho tempo, devo correre, correre, correre, come inseguita da qualcosa che neanche vedo, che neanche io so cosa sia, e per questo ho paura, ed allora corro ancora di più.

Piccola talpa, ma mi senti? Senti i miei pensieri? Vorrei tu mi rispondessi.

...poi, come se la sua voce mi echeggiasse nella testa, mi accorgo che mi sta parlando. "Come stai?" mi chiede sottovoce. E poi inizia a ridere, parlandomi dei suoi scavi, dei muri che incontra e di come li aggira. Mi racconta di come mantiene l'orientamento, di come sopporta il buio, il freddo ed i lunghi silenzi. Di come riempie la sua solitudine.

Di quali ciambelle le piacciono. Strano sentire la sua voce nella mia testa, senza vederla, senza sapere dove sia, con chi sia, se stia mentendo o se davvero crede anche lei a quello che dice.

Oggi ho scritto di te, anche se non lo sai, piccola talpa. O forse sì che lo sai. Sono io a non sapere nulla di quello che accade, nè di quello di cui sto scrivendo...



fredag 20. januar 2012

Secondo giorno. Il freddo

Era freddo quel giorno. Quasi dieci gradi sotto zero.

Il ghiaccio si posava a strati, costruendo ghirigori dal basso in su, ed io avevo addosso una sciarpa rossa e morbida. Quando accesi le luci del negozio sentii uno scricchiolìo e mi guardai intorno. Era la piccola talpa.

"Ciao" esclamai tra la meraviglia e il dubbio. Erano passati diversi giorni, forse settimane dalla sua prima apparizione.

"Ciao" rispose senza guardarmi. "Oggi fa freddo. Ti piace il freddo?"
"Bhe," risposi dopo averci pensato "sinceramente sì. È come se mi facesse risvegliare."

"Risvegliare da cosa? Stavi dormendo?"
"Dormendo...no, non dormendo. Ma con la pioggia, ed il vento tiepido del sud non mi sembra nemmeno inverno. Ci si intorpidisce col buio, e si finisce per dare importanza a cose secondarie. Si perdono di vista le priorità."

"Ah. Un po' sono d'accordo con te. Al buio si deve far attenzione a chi si segue. Si deve far attenzione a cosa si mangia, a dove si scava. Potresti scavare nella direzione sbagliata, e ritrovarti davanti un muro. Non bisogna mai perdere l'orientamento."

Per un attimo pensai a questa cosa dello scavare e di trovarsi davanti un muro. Tornare indietro? Provare a graffiare la parete senza riuscirci? Non so cosa avrei fatto davanti ad un muro. Magari la cosa più intelligente da fare era semplicemente giragli intorno, ma in quel momento vedevo soltanto il bianco della parete, e mi sembrava di sfiorare con i polpastreli la superficie fredda e ruvida dell'intonaco. Fuori era ancora freddo.

"Per fortuna però oggi è proprio freddo. Quando il vento è così glaciale che ti taglia la pelle, allora d'un tratto ti ritrovi a dover trovare le forze per sopravvivere. E allora vai avanti, e passi sopra a tutto."

"Io sono piccola, però." sussurrò la piccola talpa. "Io non lo so se ce la faccio, a passare sopra a tutto."

Era vero. Era proprio piccola. Avrei voluto dirle che le avrei dato una mano a superare l'inverno. Che la avrei riscaldata. Nutrita. Avrei voluto prenderla in mano e coccolarla un po'. Ma era come se non riuscissi a muovermi, se non riuscissi a prendere l'iniziativa.

"Dai. Adesso devo proprio aprire il negozio." dissi infine. "Come ti ho detto l'altra volta puoi stare qui a riscaldarti, fino a quando l'inverno non scomparirà dietro ai fiori della primavera. Vedi che le giornate già diventano lunghe? Manca poco ormai." Era strano, non riuscire a trovare le parole per dialogare con una piccola talpa.

Pensai di prenderle una ciambella. Quando mi voltai lei era sparita da qualche parte. Ma adesso sapevo che sarebbe tornata. Bastava solo non aspettare.

søndag 8. januar 2012

Primo giorno. L'incontro.


Quel giorno era domenica.

Come ogni domenica di gennaio, era iniziata tranquillamente nella nebbia, e proseguita col lento e pigro svegliarsi delle persone, che a poco a poco facevano capolino fuori dalle loro casette dal tetto a punta.

Nell'unico negozio aperto della mia città, me ne stavo tranquilla a supervisionare gli scaffali, quando spostando un barattolo di non so neanche io cosa fosse, vidi un batuffoletto di pelo marroncino muoversi appena.

Era la piccola talpa.

Era calda e morbida, e quando si accorse che la stavo prendendo in mano (era così piccola che nel palmo di una sola mano avrebbe anche potuto distendercisi) si voltò verso di me e mi morse. Senza farmi del male, solo a volermi intimare di essere gentile. Poi, senza guardarmi mi chiese chi fossi.

"Chi sei?"

Sbalordita battei le palpebre un paio di volte e mi chiesi se non stessi sognando.

"No, non stai sognando".
Ok, la piccola talpa, così piccola da potersi nascondere dietro un barattolo di non so cosa, parlava.

"Parlo, certo che parlo. Perchè non dovrei?" continuò a bassa voce. D'un tratto mi venne da guardarmi intorno, a sincerarmi che anche qualcun altro stesse ascoltando la voce della piccola talpa, ma in quel momento non c'era nessun cliente nell'unico negozio aperto, in quella domenica nebbiosa e sonnolenta.

"Che ne dici di chiudere il negozio?" "Non posso, piccola talpa. Anche se sono molto curiosa. Vorrei sapere da dove vieni, e perchè ti fossi rifugiata proprio sul mio scaffale".

La piccola talpa fece una smorfia digrignando i denti, ma anche se sgraziata capii che stesse sorridendo. A suo modo. Fuori stava ancora nevicando, ed il sole non sembrava essersi ricordato di salire da dietro l'orizzonte.

"Fuori fa freddo. È per questo che sono entrata qui. Non mi sembra difficile da comprendere, no?"

Ovvio. Mi stupii della mia ingenuità, e continuai a guardarla, mentre la tenevo al caldo poggiata sul palmo delle mie mani. Era così piccola che le mie mani la racchiudevano come in un guscio.

Lei non mi guardava, però. Si rivolgeva altrove, mentre il suo naso appuntito tremava.
"Non è che non voglio guardarti. È che non ci vedo. Vorrei poter vedere i riflessi rossicci dei tuoi capelli arricciati e scuri. Ma non posso. Non ci vedo".

Non ci vede, pensai. Chissà come deve essere triste, la vita di una talpa, al buio di una grotta. sveglia notte e giorno, senza accorgersi della differenza tra la luce calda del sole e quella argentea della luna.

"Si sta bene, sai? In fondo non ho idea di cosa mi manca a non poter vedere. Non so cosa siano i colori, la rifrazione. I riflessi, le sfumature. Però ho esperienza delle cose: le annuso, le tocco. Altre ancora le sento."

Altre ancora le sente, pensai. Anche per me c'erano delle cose impossibili da vedere. Il vibrare di un cristallo, il profumo di una rosa. Il calore di un abbraccio, il freddo di un addio. Mi fermai a riflettere se fossi davvero fortunata a poterci vedere, o se questo senso non inibisse invece tutti gli altri, prepotentemente.

"Non essere stupida, adesso. I tuoi occhi sono uno strumento eccezionale. Sei tu a non saperli usare, a lasciare che essi guidino le tue percezioni. A permetter loro di avere il sopravvento. In fondo quello che gli occhi recepiscono è solo apparenza, ed anche se a prima vista gli occhi possono apparire come il tuo strumento più potente, devi far attenzione a non lasciare che le apparenze diventino più importanti delle essenze."

..non lasciare che le apparenze diventino più importanti delle essenze. "Piccola talpa, puoi rimanere sui miei scaffali, se vuoi. Così ti riparerai dal freddo. Se vuoi ti porterò anche qualcosa da mangiare, anche se non ho idea di cosa mangi una piccola talpa."

"mangiare..."
Dicendo così la piccola talpa si passò la lingua rosa sugli incisivi.

"Portami una ciambella, di quelle farcite con la crema di nocciola."
"Sono anche le mie preferite" sorrisi. Che strano avere gli stessi gusti della piccola talpa. Ne presi una dal frigo e la posai a terra, accanto allo scaffale dei barattoli. Poi posai a terra anche la piccola talpa, piegandomi sulle ginocchia. Lei afferrò la ciambella mordendola, e tornò a nascondersi dietro ad un barattolo. Quando spostai il barattolo, però, non era più lì.

Passarono diversi giorni senza che si facesse viva. Poi all'improvviso sbucò fuori di nuovo. 

Fino a quel giorno però, credetti di aver immaginato tutto.