søndag 8. januar 2012

Primo giorno. L'incontro.


Quel giorno era domenica.

Come ogni domenica di gennaio, era iniziata tranquillamente nella nebbia, e proseguita col lento e pigro svegliarsi delle persone, che a poco a poco facevano capolino fuori dalle loro casette dal tetto a punta.

Nell'unico negozio aperto della mia città, me ne stavo tranquilla a supervisionare gli scaffali, quando spostando un barattolo di non so neanche io cosa fosse, vidi un batuffoletto di pelo marroncino muoversi appena.

Era la piccola talpa.

Era calda e morbida, e quando si accorse che la stavo prendendo in mano (era così piccola che nel palmo di una sola mano avrebbe anche potuto distendercisi) si voltò verso di me e mi morse. Senza farmi del male, solo a volermi intimare di essere gentile. Poi, senza guardarmi mi chiese chi fossi.

"Chi sei?"

Sbalordita battei le palpebre un paio di volte e mi chiesi se non stessi sognando.

"No, non stai sognando".
Ok, la piccola talpa, così piccola da potersi nascondere dietro un barattolo di non so cosa, parlava.

"Parlo, certo che parlo. Perchè non dovrei?" continuò a bassa voce. D'un tratto mi venne da guardarmi intorno, a sincerarmi che anche qualcun altro stesse ascoltando la voce della piccola talpa, ma in quel momento non c'era nessun cliente nell'unico negozio aperto, in quella domenica nebbiosa e sonnolenta.

"Che ne dici di chiudere il negozio?" "Non posso, piccola talpa. Anche se sono molto curiosa. Vorrei sapere da dove vieni, e perchè ti fossi rifugiata proprio sul mio scaffale".

La piccola talpa fece una smorfia digrignando i denti, ma anche se sgraziata capii che stesse sorridendo. A suo modo. Fuori stava ancora nevicando, ed il sole non sembrava essersi ricordato di salire da dietro l'orizzonte.

"Fuori fa freddo. È per questo che sono entrata qui. Non mi sembra difficile da comprendere, no?"

Ovvio. Mi stupii della mia ingenuità, e continuai a guardarla, mentre la tenevo al caldo poggiata sul palmo delle mie mani. Era così piccola che le mie mani la racchiudevano come in un guscio.

Lei non mi guardava, però. Si rivolgeva altrove, mentre il suo naso appuntito tremava.
"Non è che non voglio guardarti. È che non ci vedo. Vorrei poter vedere i riflessi rossicci dei tuoi capelli arricciati e scuri. Ma non posso. Non ci vedo".

Non ci vede, pensai. Chissà come deve essere triste, la vita di una talpa, al buio di una grotta. sveglia notte e giorno, senza accorgersi della differenza tra la luce calda del sole e quella argentea della luna.

"Si sta bene, sai? In fondo non ho idea di cosa mi manca a non poter vedere. Non so cosa siano i colori, la rifrazione. I riflessi, le sfumature. Però ho esperienza delle cose: le annuso, le tocco. Altre ancora le sento."

Altre ancora le sente, pensai. Anche per me c'erano delle cose impossibili da vedere. Il vibrare di un cristallo, il profumo di una rosa. Il calore di un abbraccio, il freddo di un addio. Mi fermai a riflettere se fossi davvero fortunata a poterci vedere, o se questo senso non inibisse invece tutti gli altri, prepotentemente.

"Non essere stupida, adesso. I tuoi occhi sono uno strumento eccezionale. Sei tu a non saperli usare, a lasciare che essi guidino le tue percezioni. A permetter loro di avere il sopravvento. In fondo quello che gli occhi recepiscono è solo apparenza, ed anche se a prima vista gli occhi possono apparire come il tuo strumento più potente, devi far attenzione a non lasciare che le apparenze diventino più importanti delle essenze."

..non lasciare che le apparenze diventino più importanti delle essenze. "Piccola talpa, puoi rimanere sui miei scaffali, se vuoi. Così ti riparerai dal freddo. Se vuoi ti porterò anche qualcosa da mangiare, anche se non ho idea di cosa mangi una piccola talpa."

"mangiare..."
Dicendo così la piccola talpa si passò la lingua rosa sugli incisivi.

"Portami una ciambella, di quelle farcite con la crema di nocciola."
"Sono anche le mie preferite" sorrisi. Che strano avere gli stessi gusti della piccola talpa. Ne presi una dal frigo e la posai a terra, accanto allo scaffale dei barattoli. Poi posai a terra anche la piccola talpa, piegandomi sulle ginocchia. Lei afferrò la ciambella mordendola, e tornò a nascondersi dietro ad un barattolo. Quando spostai il barattolo, però, non era più lì.

Passarono diversi giorni senza che si facesse viva. Poi all'improvviso sbucò fuori di nuovo. 

Fino a quel giorno però, credetti di aver immaginato tutto.

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